Lo sapete quanti tipi di olio da oliva ci sono?

Ci è piaciuto molto l’articolo di Alessandra di Canossa su Linkiesta. A parte concordare con quanto scritto, e che vi suggeriamo di andare a leggere, riproponiamo qui in breve le ben descritte tipologie di olio perché ci sembra che il consumatore non ne sia mai informato abbastanza e che sia in realtà curioso e desideroso di saperne di più. Piccola nota: lo sapete che Italia ci sono 350 cultivar di olive e 37 Dop? Ricchezza di un patrimonio da esplorare.

 Olio extravergine di oliva – EVO: E’ un olio ottenuto tramite estrazione dalle olive unicamente mediante procedimenti meccanici, con acidità che deve essere minore di 0,8%. Il suo esame organolettico (effettuato da un gruppo di assaggiatori selezionati, riuniti in un Panel Test) rileva che non ha difetti e che ha presenza di fruttato.

Olio di oliva: Olio estratto in modo meccanico dalla olive, con percezione leggera di difetto e acidità che deve essere minore di 2%.

Olio lampante: È ottenuto tramite estrazione con soli metodi meccanici, ma non è utilizzabile per il consumo alimentare, con acidità superiore al 2%. E’ sgradevole al gusto e all’odore. Si chiama così perché veniva impiegato come combustibile nelle lampade per l’illuminazione domestica.

Per renderlo commestibile, l’olio viene deacidificato, deodorato e decolorato, ciò permetterà di ottenere l’olio raffinato, cioè un olio inodore, incolore e insapore, che unito ad una piccola percentuale di extra vergine darà origine all’olio di oliva.

Olio di sansa di olive: la sansa è ciò che resta dall’operazione di estrazione, in altri termini lo scarto. L’olio ottenuto, di sansa grezzo e poi raffinato, viene estratto industrialmente per mezzo di solventi chimici; non è commestibile. Lo diventa solo dopo l’aggiunta di olio di oliva vergine.

Olio extravergine di oliva Dop: olio extravergine di oliva che deve attenersi ad uno specifico disciplinare di produzione e sottostare al controllo di un “Ente di Certificazione” indipendente. Ogni disciplinare ha le sue regole. Per dare un esempio, il Dop del Garda, tra le molte regole dettate dal Consorzio di tutela, si riferisce soltanto all’olio Evo ottenuto in determinate zone del lago di Garda, con almeno il 55% della cultivar Casaliva e un’acidità massima dello 0,5%.

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