Quando il colore non è importante

Sgombriamo la testa dai preconcetti, ci suggerisce Lorenzo Cerretani nel suo bellissimo libro “L’olio spiegato alle mie figlie”. La cosa migliore, come in tante altre situazioni di primo approccio e studio, è lasciare spazio alla fantasia. La cosa migliore è abbracciare il dubbio ed essere curiosi. In questo i bambini sono un esempio straordinario. Liberi da schemi e da metodi, riescono a vedere cose che noi adulti non riusciremmo più ad afferrare. Così nella descrizione dell’olio, il modo migliore di approcciarlo, non sentendosi degli esperti, sarà quello di descrivere liberamente le cose che si sentono ed evitare di essere guidati. Solo successivamente sarà importante allinearsi al gruppo, individuando un linguaggio comune ed elaborare una percezione comune. Le caratteristiche sensoriali dell’olio si percepiscono tramite l’olfatto (il naso) e il gusto (la bocca) mentre altri sensi, come la vista, l’udito e il tatto, sono esclusi. La prima cosa che contraddistingue un buon olio è l’odore, che ricorda il frutto dell’oliva e che viene appunto definito “fruttato di oliva”. Oltre a questo possono essere riconosciuti un gran numero di profumi gradevoli, per lo più legati al mondo vegetale. E ricordiamo che i profumi non si sentono solo avvicinando l’olio al naso, ma anche in bocca. La cosiddetta percezione retro-olfattiva. E poi al gusto si sentiranno altre caratteristiche…

 

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