Anche l’olioturismo, come il turismo legato al mondo del vino, racconta di territori e di paesaggi da esplorare, di borghi da non perdere e di sapori da scoprire
La parola olioturismo significa tante cose. Vuol dire passeggiare tra gli olivi e conoscerne le varietà, scoprire come nasce l’olio extravergine d’oliva, visitare e conoscere un luogo e le sue tradizioni.
Un turismo lento, che significa prima di tutto cultura e rispetto per il territorio. In alcuni Paesi d’Europa l’olioturismo si è già affermato da qualche anno. E in Italia? C’è ancora molto lavoro da fare, ma ci stiamo avvicinando alla meta: spiegare come nasce il nostro olio extravergine d’oliva, eccellenza enogastronomica del Bel Paese, attraverso la scoperta del suo territorio.
Olioturismo significa conoscere le varietà di una determinata zona. Sul lago di Garda la regina indiscussa è la Drizzar o Casaliva, la principale cultivar autoctona della zona. Il suo nome, in dialetto veronese, significa raddrizzare. I contadini di un tempo pensavano infatti che fosse in grado di risollevare (raddrizzare, appunto) le sorti del raccolto.
Per scoprire le diverse varietà non resta che passeggiare tra gli oliveti, immergendosi nella bellezza del luogo. Le piante di olivo sono parte fondamentale del paesaggio gardesano, tanto da venire citate da scrittori e poeti, primo tra tutti Goethe, che rimase incantato dal lago e del suo entroterra.
Accanto agli oliveti, spesso si trovano piccoli borghi da scoprire, vere e proprie gemme che costellano il territorio. Affacciate sul lago ci sono Bardolino, Garda, oltre che la nostra Cavaion Veronese, dove si trova il nostro frantoio. Sono cittadine ricche di storia, dove la tradizione locale si intreccia indissolubilmente con la coltivazione dell’olivo.
Un’altra tappa fondamentale è la visita in un frantoio. Qui è dove le olive diventano olio, dove il profumo si fa intenso, dove si scoprono tutte le fasi che dall’oliveto portano alla bottiglia. Accanto ai frantoi, in alcuni casi, si trovano anche i musei dell’olio, delle sale espositive dedicate alla storia dell’oro verde. Noi abbiamo scelto di creare uno spazio dedicato al castaldo, una figura fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura gardesana, paragonabile a quello che oggi definiamo un agronomo. Nel nostro museo si trovano anche alcuni degli attrezzi utilizzati fino a pochi decenni fa per la coltivazione dell’olivo.
L’ultimo tassello dell’olioturismo non può che essere la tavola. Conoscere un luogo significa anche scoprirne i sapori. Ad ogni cucina tipica non può che corrispondere l’olio della zona: i piatti gardesani, quindi, verranno serviti assieme all’olio che nasce sulle sponde del lago.
Non ci resta che sederci e farci raccontare attraverso l’olio e il cibo la storia, la bellezza e la cultura di un territorio meraviglioso come quello che si affaccia sul lago di Garda.