Extra vergine d’oliva: un’espressione vista e sentita in centinaia di occasioni. Tutti ci siamo chiesti almeno una volta cosa volesse dire. La soluzione sta nella dicitura stessa: l’olio in questione, non solo è vergine, e quindi più puro, naturale, è anche “extra”, straordinario.
Pur non conoscendone il significato comunque, basta un’occhiata all’etichetta di una bottiglia per avere subito chiara una cosa: l’olio extra vergine d’oliva è superiore al regolare olio di oliva.
Bando ad agenti chimici e alterazioni
Per essere classificato extra vergine, un olio deve essere ricavato da olive sane lavorate subito dopo la raccolta. L’extra vergine comincia soprattutto dalla cura degli olivi.
Anche la spremitura ha un ruolo importante. Deve avvenire solo una volta che le olive hanno raggiunto la maturazione e prima che abbiano toccato terra. Il momento della maturazione, chiamato anche invaiatura, varia a seconda delle monocultivar ed è dato dal suo cambiamento di colore.
L’olio di oliva vergine si ottiene solo con processi meccanici o fisici: solo così mantiene inalterate le caratteristiche organolettiche dell’olio evo, conservando tutte le proprietà dell’olio da olive.
Come riconoscerlo
Dall’etichetta: che deve contenere tutte le informazioni di tracciabilità del prodotto come luogo di produzione, processo produttivo e caratteristiche del prodotto.
Dal sapore: se pizzica, è buono davvero. Quando un olio punge in bocca, vuol dire che sono presenti polifenoli e tocoferoli, antiossidanti naturali che proteggono il prodotto dall’ossigeno donandogli benefici per il nostro organismo e facendolo durare di più.
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