Il profumo dell’olio

 

Ci piace parlare con gli anziani di come si raccoglieva l’oliva una volta. Si comprende la fatica. La raccolta delle olive richiede sempre pazienza e una certa dose di calma “contadina”… la calma che bisogna imparare quando il maltempo non concede di uscire nel campo e la calma che impone la pianta, con la sua forma contorta, con le sue olive che si nascondono tra foglie e rami intricati. Ci vuole destrezza nell’arrampicarsi, attraversando la sua chioma e nel riuscire a stare in equilibrio laddove la pianta s’inerpica tra muretti in sasso e prati sconnessi. Ci vuole tempo, anche con le tecniche moderne, che sono il semplice pettine oppure lo scuotitore. Poi l’oliva cade su queste reti enormi, che abilmente bisogna ripiegare e raccogliere. Un tempo tutto si faceva sempre e solo a mano, con una saccoccia attaccata alla cintura, mentre l’occhio cercava di non farsi sfuggire nulla, ben attenti a non farle cadere. Ma il profumo non si può raccontare, il profumo che si sente, quando ci s’immerge nella chioma di un ulivo e quando si spingono le reti. Il profumo è quello che si ritrova poi al frantoio, che ti rimane addosso, che ti inebria e, insieme alla fatica, ti dà allegria.

 

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