È tempo di renga

Il Carnevale è finito e la Quaresima porta in tavola le sue tradizioni. A Verona questo è il periodo dell’aringa, o meglio della “renga”, un pesce molto povero ma anche molto nutriente, che non poteva certo mancare nelle famiglie più povere. Facile nella conservazione che, se fatta a dovere, non richiedeva refrigerazione.

Ottima con la polenta sia “calda” che “brustolà“. Da notare che la renga è l’aringa di provenienza atlantica.

Come preparare l’aringa

Ingredienti

  • aringhe
  • olio extravergine di oliva q.b

Istruzioni

  • Togliere i residui di sale dal pesce. Con un coltello squamare le aringhe e lavarle per bene. Spennellarle con olio extra vergine d’oliva e farle cuocere intere sulla griglia; se necessario ungerle ulteriormente. Quando la pelle dei pesci inizierà a fare le bolle e a bruciacchiarsi, girateli e cuocete l’altro lato. Una volte cotte, aprirle a metà per togliere tutte le lische e la pelle ed eventualmente quel che resta degli organi interni, oltre che le eventuali uova. Mettere tutte le parti su un piatto fondo o una terrina fate riposare per un paio di ore coperte con dell’olio extra vergine di oliva, a temperatura ambiente. Servire l’aringa a piccole dosi, il sapore è molto intenso, con il suo sughetto con la polenta tagliata a fette e abbrustolita. Il pesce si conserva per parecchi giorni in frigorifero, ben coperto di olio, diventando sempre più delicato di sapore.
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