Parliamo con Natale Brentegani, insegnante di un istituto professionale per l’agricoltura. Ultimamente vediamo diversi modi di tagliare la pianta, ma noi, in Turri, abbiamo sempre seguito la scuola del Bargioni (prof. Giorgio Bargioni). Natale ci spiega che la potatura, soprattutto per quanto riguarda l’olivo, è una tecnica che si tramanda con l’esperienza, spesso senza documentare principi e criteri, ma è invece molto importante seguire una logica.
Lo scopo è sempre quello di tutelare e rafforzare la pianta, recuperando il più possibile le zone di luminosità, a vantaggio ovviamente della qualità della produzione. Qui da noi la tecnica migliore è certamente quella del “vaso policono” che si simboleggia con le tre dita della mano, pollice, indice e medio, tese verso l’alto, come tre frecce che si dirigono rispettivamente a ovest, nord ed est. I rami devono quindi crescere sparsi, occupando spazio lateralmente e verso l’alto. Ci sono state sperimentazioni con altre forme, come quella a monocono oppure, ultimamente, a salice piangente. Queste non trovano però una giustificazione nella qualità finale dell’oliva e soprattutto sono più pericolose nella raccolta. Se poi guardiamo le vecchie immagini del nostro Garda, la pianta dell’olivo svetta al di sopra di gelsi e vigne, sostenendo spesso i rami di quest’ultima.