Il mese di marzo, in coincidenza con l’avvicinarsi della primavera, andava un tempo salutato con fuochi e canti, quali preludio di un rinnovato ciclo della stagione e della natura. In certe regioni i contadini si mettevano a batter l’erba come volessero scuoterla dal torpore invernale e spingerla ad uscire dalla terra indurita dal freddo. In alcuni paese della Lessinia e del lago, i giovani venivano presi di mira, in un gioco di irriverenti congetture di fidanzamento. Il gioco veniva chiamato “criar marso” nel Garda orientale o “cridar marzo” nell’alto lago. Significa “Chiamare Marzo”, come per chiamare la primavera. A Cavaion Veronse si chiama “osar marzo” e aveve il suo fulcro nei matrimoni umoristici che venivano improvvisati da un banditore che sceglieva le proprie “vittime” fra la gente del luogo.
Il divertente ritornello recitava “Stà per entrar marso su de ‘sta tera, par maridar ‘na bela putela, ci èla, ci no èla? Tel disarò doman de sera”.