Foodex in Giappone ci ha ispirato un confronto tra cucina giapponese e mediterranea e ci siamo documentati. Cosa hanno in comune la nostra cucina e quella giapponese e perché l’olio extravergine di oliva sposa così bene i piatti della tavola nipponica? Si tratta certo di due culture molto diverse, che si riflettono perfettamente nelle rispettive cucine, entrambe riconosciute dall’Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’umanità (la dieta Mediterranea nel 2010 e tre anni dopo la giapponese). La cosa più importante riguarda l’aspetto salutistico: entrambe le aree sono caratterizzate da una bassa incidenza delle malattie cardiovascolari, come è stato riconosciuto da diversi studi.
Si chiama “Washoku” la cucina tradizionale del Giappone a cui la popolazione è molto affezionata, tanto che nel 2011 sei chef hanno dato vita ad un progetto per portarla nelle scuole, così da farne conoscere i sapori alle nuove generazioni. Oggi gli chef sono diventati 54, con quasi 580mila pasti serviti in menu a base di prodotti che seguono la stagionalità.
Molte le similitudini tra le due cucine anche per quanto riguarda i gusti. Alcuni chef giapponesi adorano utilizzare per i propri piatti molti ingredienti tipici della Dieta mediterranea, come l’olio extra vergine di oliva, pomodori e diverse altre verdure. Ricordiamo uno splendido “riso e bisi” cucinato a Tokyo per omaggiare l’abbinamento con un vino veronese. Sappiamo che molti giovani chef giapponesi decidono di fare dei periodi di apprendimento nelle cucine italiane. Alcuni importanti ristoranti stellati in Italia annoverano nel proprio staff degli eccellenti collaboratori giapponesi. Si potrebbe parlare tranquillamente di gemellaggio tra questi due modelli alimentari-culturali, dove ciò che ci accomuna è anche la volontà e il desiderio di tenere vivo il proprio immenso patrimonio culinario.