Vi siete mai chiesti come poteva essere il nostro lago una volta? All’inizio del Novecento il paesaggio agrario della nostra sponda veronese si presentava solo verso nord, cioè tra Torri e Malcesine, con tanti olivi, inframmezzato talvolta da altre colture, come la vite, il melo e il gelso, descritti curiosamente come “oppressi dalle larghe chiome degli olivi, che tolgono loro luce ed umidità”. Nel paesaggio più a sud invece, il raccolto dell’olivo era di secondaria importanza, sparso qua e là tra viti, sui bordi delle fosse di scolo, senza un ordine oppure in file alternate ai filari di viti, inframmezzate da piante di gelso e frassino. Questi appezzamenti ospitavano, cosa assai importante, grano e granoturco in rotazione biennale, per consentire al terreno di rigenerarsi, mentre a nord di Garda il grano lasciava spazio a fagioli e patate, sempre e solo nella quantità necessaria al consumo delle famiglie che vivevano nelle case coloniche che ancora oggi è possibile vedere.