Le tradizioni veronesi del menù di Natale

Delle tradizioni veronesi non si sente più parlare della megiazza: una focaccia speciale che veniva preparata per Natale, con farina gialla, finocchi, melassa e uva passa, cotta in padella; oggi per il menù di Natale, si preferiscono piatti più semplici come i bigoli con le sardele, i cavoli ricci conditi con l’olio nuovo, i risotti al tastasal, la pasta ripiena come i tortellini di Valeggio, in brodo o con il burro, e tanti altri piatti che non hanno una pura connotazione natalizia. Ciò che fa veramente Natale è il dolce, il mandorlato, con il quale si vuol manifestare il carattere sacro della festa e senza il quale il pranzo non sarebbe il pranzo della tradizione familiare. Oppure il prezioso nadalín, preparato essenzialmente con fior di farina, uova e zucchero, a forma di stella a cinque punte, molto smussate, magari da intingere in un bicchiere di vino dolce… Il pandoro è un dolce più moderno, chiamato anche pan de oro, che si riallaccia alla tradizione del panettone in altre regioni, del panforte, della spongata. Ma ricordatevi che un vecchio detto veronese raccoomanda: Ci no magna de ojo la vigilia de Nadal more come n’animal… a voi l’interpretazione.

 

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